No.
Non andrò. All'angelo luminoso che annuncia la lieta novella ho già detto
ripetutamente di no. Come posso, io, pastorello "diverso", recarmi
alla capanna del Re dei Re? Non faccio che nascondermi dietro le montagne di
carta e le casette di cartone da quando mi hanno sistemato qui, lungo il
pendio scosceso del presepe di una chiesa. Siamo solo in due ad avere la
pelle scura: uno dei Magi ed io. Ma io non ho vestiti regali, sono scalzo,
infreddolito e non ho ricchi doni da portare al Bambino. Sono più povero di
Lui. E, soprattutto, sono "diverso". La mia pelle ha il colore
dell'Africa, i miei occhi la nostalgia di paesaggi lontani, la mia voce una
cantilena incomprensibile. E allora sto sempre zitto, non unisco la mia voce
ai cori degli angeli, cerco di non attirare l'attenzione, né di espormi
alla luce flebile delle lampadine intermittenti... "E' nato il
Salvatore". Ma non certo per me. Com'è possibile che quel Bambino
indifeso porti la Salvezza anche a me o al martoriato mio Popolo? Cos'è
questa "pace" di cui tutti parlano? Ho conosciuto solo guerre e
discordie e insicurezze. Poi, su un barcone malfermo e stracarico di gente,
sono arrivato qui, in una Terra non mia dove nessuno perde occasione per
ricordarmi che sono "diverso". Extracomunitario è il mio nome
nuovo. Ma ce ne sono tanti altri: Negro, ad esempio. Oppure Di Colore. Qui,
nel presepe di questa chiesa, nessuno mi guarda. Ma è meglio così. Sono
stanco degli sguardi di diffidenza, delle parole di rimprovero, dei commenti
di sufficienza. "Tornatene al tuo Paese"... Anche qui, su questo
villaggio di sughero e muschio, nessuno ha simpatia per me. Respiro soltanto
ostilità. La lavandaia mi gira le spalle, il fabbro ha uno sguardo severo e
perfino il pastore che sorveglia le sue pecore brandisce minaccioso il suo
bastone al mio passaggio. E il cane abbaia, l'oca del laghetto starnazza, il
maiale grugnisce... Non c'è posto per me. Nemmeno in un presepe! Sono
sempre e soltanto un "diverso". Se provo a sorridere mi deridono,
se piango mi scansano, se sto zitto mi additano... Sempre e solo colpevole.
Ma di cosa? Di essere come sono. Diverso. Ecco perché non andrò alla
capanna. Chi vorrebbe la mia presenza nella propria casa? Chi si sentirebbe
sicuro scorgendomi? Chi vorrebbe condividere con me la sua gioia o il suo
dolore? E allora me ne sto qui, dietro un ciuffetto di morbido muschio, al
riparo da tutto e da tutti. Al suono degli zampognari mi rilasso e al coro
degli angeli mi addormento. Me ne torno col pensiero alla mia Terra, laggiù,
nel cuore dell'Africa dove ho lasciato mia casa ed i miei cari. Intorno a me
sono tutti "diversi" ed io finalmente mi sento
"uguale"... Gli sguardi non sono di rimprovero, le parole non sono
di offesa... ma c'è la guerra e troppi fratelli sono morti di fame, troppe
madri hanno pianto per questa grande miseria... Desidero un po’ di pace,
solo questo. Essere me stesso, vivere. Il mio viso è ricoperto di lacrime
amare e il mio cuore sussulta di dolore. Non riesco a rompere le barriere
dell'indifferenza, non riesco a colmare queste enormi distanze, non riesco a
sentirmi "fratello" di nessuno. Straniero. Sono straniero ovunque.
Diverso e da emarginare. Nella vita come in questo presepe. Sto tremando di
freddo e solitudine. Di fame e di tristezza. Di nostalgia e di
indifferenza... Il mio cuore trama vendette, non sopporto la pietà di
nessuno, vorrei tanto vendicarmi, dimostrare cosa son capace di fare...
Incendiare la carta di queste montagne, la paglia di queste stalle... Se
sono davvero un "diverso" non avrò rimpianti o pentimenti...
Basta con questi cori d'angeli, basta con le parole zuccherose di queste
nenie... Se un Salvatore è nato per voi, per me non c'è mai stata e mai ci
sarà salvezza. Sto piangendo ma non ho più freddo. Un confortante tepore
ricopre il mio corpo. Qualcuno ha posato la sua mano sulla mia spalla e mi
sta sorridendo. Non ha paura di me e mi guarda negli occhi. "Aspettavo
anche te - dice- ma non t'ho visto arrivare". E mi tende la mano. E
sistema sul mio povero corpo stanco una coperta di soffici stelle. La
commozione mi impedisce di parlare. "Sono un diverso" vorrei
gridare... "Non esiste diversità nel vero amore" è la risposta.
Una pace vera trabocca nel mio cuore. Nel presepe la culla è vuota. Ma il
Bambino è con me: sorride e mi parla col cuore. "Non era Natale senza
te -mi sussurra teneramente- e son venuto a cercarti". Incredibile...
"Ma come faranno tutti gli altri pastori? Se non ti trovano nella
capanna avranno fatto un viaggio inutile...". "Capiranno,
finalmente, d'aver sbagliato strada".