In
un freddo mattino d’inverno, in cui ogni fiocco di neve faceva a gara a
scendere per primo a ricoprire alberi e prati, nasceva una graziosa bambina
di nome Sissy.
Aveva una mamma e un papà che vivevano miseramente solo del raccolto di un
piccolo orto dietro casa, dei frutti di qualche albero e di un po’ di
latte di una capretta. Entrambi facevano di tutto per non far mancare niente
alla loro piccola, ma erano ben consci che non avrebbero potuto costruirle
un futuro roseo, quel futuro che loro non avevano mai avuto finora. Così,
quando la piccola ebbe compiuto tre anni, presero la dura e triste decisione
di abbandonarla in un orfanotrofio nelle braccia di una suora, con la
speranza che sarebbe stata adottata da qualche ricca famiglia e sarebbe
cresciuta meglio di quanto non avrebbe potuto in quella misera e triste
casa.
Dopo aver fatto questo con una tristezza infinita, la sua mamma e il suo papà
partirono per un posto lontano, forse per cercare fortuna, portando con loro
un sacco pieno di speranza.
Sissy aveva da pochi giorni compiuto sei anni. Viveva ancora in quel piccolo
orfanotrofio insieme ad altri bambini. Era chiamata la “principessa triste
e solitaria” perché non amava stare in compagnia e spesso la si
sorprendeva davanti ad una finestra a fissare, con uno sguardo triste,
l’ignoto… cosa pensava quella piccola testolina? Cosa sognava? E
soprattutto, aspettava qualcuno?
Solo Dio lo sapeva, perché a Lui ogni sera confidava i suoi pensieri e le
sue speranze, chiedendoGli di proteggerla.
Ora era lì a fissare, da una finestra, quella coltre bianca, che le dava il
senso di una grande nuvola che si era adagiata stanca a riposare sui prati.
I suoi pensieri vennero distolti da dei piccoli rumorini; il suo sguardo
raggiunse sicuro il punto da dove provenivano: era Tilly, la sua piccola
tartarughina, che appena sveglia andava su e giù in quella scatola in cui
era riposta, che le faceva da casetta. Sissy si avvicinò ad essa e le
espresse la sua felicità nel vederla sveglia e vispa, ma ad un tratto il
suo sguardo venne ricoperto nuovamente da un velo di tristezza e disse: «Mia
piccola amichetta, tu, almeno tu, non abbandonarmi mai!». La tartarughina
osservandola sembrava rassicurarla e sul suo volto ritornò il sorriso.
Intanto il tempo trascorreva. La neve, sciogliendosi, aveva lasciato il
posto allo sboccio dei primi fiori colorati della primavera, gli alberi
cominciavano a rinverdirsi e la piccola Sissy imparava a leggere, scrivere e
far di conto. Le suore dell’orfanotrofio erano molto contente dei suoi
progressi.
Col passare del tempo alcuni bimbi lasciarono l’orfanotrofio, perché
furono adottati, ed ogni volta che un bimbo andava via, Sissy, osservando la
scena da qualche finestra, stringeva a sé la sua tartarughina e le diceva:
«Anch’io, un giorno, avrò una mamma e un papà!».
E intanto il tempo trascorreva.
Quasi ogni notte Sissy faceva un sogno, che riportava poi su un quadernino.
Sognava una donna che si allontanava in lacrime man mano da lei, insieme ad
un uomo, avvolta in una luce celeste, dopo averle consegnato Tilly, la sua
amica animaletto. Dopo questo sogno si svegliava di colpo e con lo sguardo
cercava subito la scatola con la tartarughina, che era lì ferma che
dormiva; la dolce Sissy le sussurrava che essa rappresentava tutto per lei,
perché era l’unico ricordo della sua mamma. Eh si, la “piccola
principessa triste” non ricordava nitidamente ed esattamente il volto
della sua mamma, ma era sicura che la donna che entrava nei suoi sogni era
lei: la sua mamma.
Il grido di una suora che diceva: «Sveglia bambini, è Natale!», fece
sobbalzare dal letto tutti i bambini, che dopo essersi stropicciati gli
occhi si misero a cantare: «È Natale, è Natale…che felicità!!!» e
cominciarono a saltare tutti sul letto dalla contentezza, espressa anche dai
loro occhi scintillanti di una luce magica.
Anche la piccola Sissy, dopo aver preso tra le sue braccia la sua amichetta
Tilly, si mise a cantare e a saltare sul letto, seguendo lo stesso movimento
dei suoi compagni. Si sentiva davvero felice quel giorno; non le accadeva
così da tanto tempo, era forse l’atmosfera magica del Natale?
La suora che era andata a svegliare le piccole creature, non riusciva a
frenare il loro entusiasmo, e disse loro di vestirsi in fretta, perché
c’era una sorpresa per ognuno di loro.
I bambini sprizzavano gioia da tutti i pori, scelsero il loro vestitino più
bello per l’occasione e uno dietro l’altro scesero a fare colazione. Tra
questi c’era naturalmente anche Sissy che, dopo aver messo un bel fiocco
rosso al collo della piccola Tilly e dopo aver indossato il vestitino più
bello, raggiunse i suoi compagni.
Le suore erano entusiaste nel vedere tanta felicità contenuta in quei
piccoli corpicini.
I bambini bevvero la consueta abbondante tazza di latte accompagnata da
tanti buoni dolcetti, dopo di che le suore li condussero in una grande sala
al cui centro era addobbato un grandissimo albero, che sembrava proteggere
tutti i doni riposti sotto di esso. Rimasero tutti a bocca aperta: non
avevano mai visto un abete così grande! Ma vennero subito attirati da tutti
quei pacchetti colorati e infiocchettati, su ognuno dei quali era scritto il
nome di un bimbo.
Sissy non credeva ai suoi occhi: era tutto troppo bello per essere vero!
Anche lì dove tutto poteva sembrare triste, quella notte c’era stato
Babbo Natale!
Tutti i bimbi si tuffarono sotto quel grande abete per leggere il loro nome
su qualche pacchetto.
Sissy era ancora immobile, incantata davanti quell’enorme abete che aveva
profumato di fresco l’intera stanza, di fronte al quale sembrava più
piccola di quanto lo fosse già. Stava per fare il primo passo verso di esso
per raggiungere i suoi compagni e cercare con loro il proprio dono, quando
venne fermata dalla mano di una suora, che dolcemente le sussurrò di
seguirla.
Immediatamente la gioia di Sissy lasciò il posto alla tristezza, che rivelò
col solo linguaggio degli occhi alla sua piccola amichetta Tilly,
accoccolata ancora fra le sue braccia. La piccola Sissy chiese alla suora
perché non poteva essere lì con i suoi compagni a scartare i regali, ma la
suora le rispose dolcemente che il suo regalo per quel Natale non
l’avrebbe trovato sotto l’albero ma da un’altra parte. La piccola non
riusciva a capire, non poteva capire il significato di quelle parole; si
chiedeva solo dove avrebbe potuto trovare un dono, a Natale, se non sotto un
abete decorato!
In effetti una bellissima sorpresa si apprestava ad essere scoperta dalla
“piccola principessa triste”, che non sarebbe stata più triste dopo
averla vista, in quanto un suo sogno si stava avverando…ma lei non lo
sapeva.
Mentre tutti questi pensieri le affollavano la mente, la sorella aprì una
porta che mise allo scoperto due persone: erano la sua mamma e il suo papà,
che dopo anni di duro lavoro erano riusciti a costruirsi un piccolo podere e
a mettere da parte un po’ di denaro, abbastanza per decidere di riprendersi
la loro più grande ricchezza: Sissy. Ma la bambina non colse il significato
della presenza di quelle persone. Intimidita guardò prima l’uomo poi
spostò lo sguardo e fissò la donna che, commossa, la scongiurava di
perdonarla.
La piccola non riusciva a capire chi fossero quelle due persone e abbassò
lo sguardo; ma mentre lo faceva quel suo sogno ricorrente le passò davanti
agli occhi come una scena che stava vivendo in diretta, affidò la sua
piccola Tilly alla suora e, con gli occhi che le si riempivano di lacrime,
si diresse correndo verso la donna dicendole: «Mamma! Mia cara mammina, sei
tornata, sei tornata! Mi sei tanto mancata!!!».
L’uomo, di fronte a quella scena si commosse, le si avvicinò e le chiese
se ricordava anche lui. Sissy lasciò dolcemente il collo della mamma e, con
le sue piccole braccia, abbracciò l’uomo e gli rispose: «Certo! So chi
sei…tu sei il mio papino!». L’uomo strinse a sé la sua figlioletta,
avvicinò a sé anche la donna coinvolgendola in un grande e commovente
abbraccio a tre.
La suora spettatrice di quell’intima e dolce scena sussurrò alla
tartarughina, come se essa potesse capire tutto quello che capitava alla sua
Sissy: «È il più bel regalo di Natale che la tua padroncina potesse
ricevere!».
Sissy andò incontro alla suora, l’abbracciò con affetto e poi riprese
con sé la sua Tilly, quindi ritornò dalla sua mamma e dal suo papà e si
abbandonò tra le loro braccia. Si incamminarono così insieme verso un
futuro che i suoi genitori ora, erano sicuri di costruirle come avevano
sempre sognato.
Era stato davvero un magico e sorprendente Natale che lasciò una certezza:
la speranza è l’ultima a svanire!