E' un'antica leggenda popolare, nota in varie versioni, alla quale nell'Ottocento
ha dato dignità letteraria lo scrittore inglese Robert Browing
Hamelin è una piccola e strana città della Prussia, arroccata su un colle gaio e fiorito. Tutte le strade scendono di là verso un ampio fiume.
Vi fu un tempo in cui la gente qui viveva felice.
Ma un brutto giorno avvenne una terribile invasione: topi, topi ovunque... e così gagliardi da spaventare i gatti più coraggiosi! Mordevano i neonati nelle culle, divoravano in un battibaleno enormi forme di cacio, leccavano la salsa sotto gli occhi delle cuoche, pappavano interi barili di sardine e... fischiavano, stridevano cosi forte, da coprire persino le chiacchiere delle donne. Fssch.....sgrr... ssch! Il loro sibilo era in cinquanta e più toni, dai più gravi ai più acuti.
Fu da allora che gli abitanti di Hamelin cominciarono ad
ispirare un' immensa pietà!
Il sindaco, disperato, arrivò ad offrire mille fiorini a chi fosse riuscito a
liberare il paese da un simile incubo.
Una mattina arrivò in città un forestiero: era secco e allampanato, aveva negli occhi una luce strana e sul volto lo stesso colore giallognolo del cielo di Hamelin in quella fosca giornata di novembre.
I suoi occhi guizzavano come le fiammelle delle candele quando vi si butta il sale e l'uomo misterioso si mise a suonare. Ed ecco, alla terza nota, un rosicchio assordante levarsi d'improvviso: grasc... crosc... grig... sgrr... e milioni e milioni di topi riversarsi sulle strade. Sbucavano a frotte dalle case, codine dritte e baffetti a punta, saltellando, ruzzolando, traballando, famiglie intere a dozzine, a ventine; mogli e mariti, fratelli e sorelle, topi bianchi e neri, grigi e rigati, grassi e magri, tutti dietro al pifferaio che suonava e suonava facendo scorrere le lunghe dita nervose sul suo magico strumento.
....Tutti dietro a quella musica che diceva pressappoco cosi " O topi, il mondo non è che una grande credenza.. " e somigliava al rumorino del cacio quando vien grattato, delle mele mature pestate ben bene nel mortaio per ricavarne il sidro, di vasi di conserva scoperchiati, di fiaschi di sciroppo stappati, di barattoli di burro sfasciati .... E via e via fin dentro le acque gelide del fiume, dove annegarono tutti allegramente.
Che scampanio in città, che festa per le strade! Ora che l'incubo era finito, la gioia di un tempo era tornata nei cuori della gente di Hamelin.
Ed ecco, tra la folla, farsi largo il pifferaio - Sono venuto a riscuotere i miei mille fiorini - disse senza esitazione. Il sindaco impallidì.
- Mille fiorini? E dovrei sborsarli a quel vagabondo? Già già - rispose beffardo - chi affoga non risuscita... se volete un boccale di vino da bagnarvi la bocca, non vi sarà negato, quanto ai mille fiorini, non era che una burletta .... cinquanta saranno anche troppi!
- Giusto, giusto! - gridò la folla.
Un lampo di collera passò negli occhi del forestiero. Egli non disse nulla e si allontanò, ma riapparve subito dopo nella piazza principale. Allora sotto gli sguardi di una piccola folla attonita, aggrinzò le labbra, soffiò dentro il piffero magico e ne trasse tre dolcissime note....Subito un brusio festoso, un batter di manine, un calpestio di zoccoletti, un rimbalzar di voci fresche echeggiò nella piazza e.... decine, centinaia di bambini con le guancette rosee e gli occhietti vispi, biondi e bruni, paffuti e mingherlini, si misero in marcia dietro il pifferaio.
Invano padri e madri, balie e nutrici cercarono di trattenere le loro creature, i loro piedi restavano incollati ai ciottoli della piazza e le loro labbra non avevano voce...
Il pifferaio attraversò la città poi si volse. - Verso il fiume? - domanderete voi. Ebbene no, questa volta si diresse dalla parte opposta, verso la grande montagna. Giunto fin là, il fianco del monte si apri ed egli vi entrò seguito da tutti i bambini. Poi lentamente la parete si richiuse.
A nulla servì il pianto delle madri, che ogni giorno raggiungevano la montagna e appoggiavano gli orecchi contro la roccia per cercare di udire la voce dei loro bambini....La montagna era fredda e silenziosa e non si sarebbe riaperta mai più.
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Questa versione del Pifferaio
Magico possiede un finale più lieto rispetto al racconto originale
C’era una volta una
piccola città di nome Hamelin. I suoi abitanti erano sempre vissuti felici, ma
da qualche tempo regnava una gran confusione! Hamelin, infatti, era stata invasa
dai topi! Non c’era solo qualche topolino nelle cantine, ma centinaia di
musini sbucavano da ogni angolo: si intrufolavano nelle cucine, saltavano dalle
finestre aperte, correvano lungo i tetti delle case, sui cornicioni, si
inseguivano per le scale…
I cittadini erano
disperati e decisero di rivolgersi al sindaco della città, radunandosi nella
piazza davanti alla sua finestra per protestare.
"La città è
piena di topi!, gridavano infuriati.
"Ormai ci sono più
topi che bambini! Bisogna trovare al più presto una soluzione."
Il sindaco si affacciò
alla finestra cercando di sorridere, ma in realtà non sapeva proprio che cosa
fare e cominciava ad agitarsi.
Mentre stava cercando
di farsi venire un’idea, sentì tre leggeri colpetti alla porta. Aveva una
gran paura che fosse un cittadino infuriato.
"Posso
entrare?", chiese una strana vocetta.
"Avanti
…", rispose il sindaco un po’ preoccupato.
Entrò un buffo
personaggio con un vestito azzurro a righe, delle scarpe con una lunga punta ed
un cappello con la piuma.
"Sono venuto a
liberare la città dai topi. Io possiedo un potere magico …con la mia musica
posso condurre con me oggetti, animali e uomini", incominciò l’uomo.
"Allora tu sei la
mia salvezza!", esclamò il sindaco contento.
"Arrivi proprio
al momento giusto! Se riuscirai davvero a far sparire tutti questi topi ti
ricompenserò generosamente, lo prometto."
"Non
preoccuparti, tornerò presto", rispose sicuro di sé il Pifferaio.
"Vedrai, fra meno
di un’ora, in tutta Hamelin, non incontrerai più neanche un topo!"
Così uscì dal
municipio e si incamminò verso la piazza del paese impugnando il suo piffero
magico. Poi, si fermò a pensare, come per ricordare una melodia particolare, e
sotto gli occhi incuriositi di grandi e bambini incominciò a suonare una
canzoncina molto allegra, seduto vicino ad una fontana di pietra.
Immediatamente, come per magia, un fiume di topolini attratti da quelle note
bizzarre, uscì dalle case ed invase la piazza: saltellavano tutti intorno al
Pifferaio!
Senza smettere un solo
istante di suonare, incominciò a camminare svelto, attraversando la città a
grandi passi verso il fiume che scorreva poco lontano. Gli abitanti di Hamelin
si chiedevano stupiti chi fosse quell’omino che incantava con la sua musica
persino gli animali.
Tutti correvano nelle
strade, seguendo quello strano corteo e si arrampicavano sugli alberi per vedere
meglio.
Intanto il Pifferaio
continuava ad allontanarsi seguito da centinaia di topi e si dirigeva alle porte
di Hamelin. Arrivato al fiume, si fermò di colpo sulla riva, lasciando che i
topi si tuffassero nell’acqua. In pochi minuti sparirono tutti!
Come aveva promesso,
non si trovò più un solo topo in tutta la città. Anche i gatti, che se ne
stavano nascosti da tempo, non credevano ai loro occhi e cominciarono a
festeggiare nelle strade.
Il sindaco invece,
prendendosi il merito di tutto, si ritirò soddisfatto nel municipio.
All’improvviso, come
la prima volta, si udirono alla porta tre leggeri colpetti: era il Pifferaio
Magico. "Buongiorno", disse tranquillo, "il mio compito è
finito!"
Appena il sindaco lo
vide entrare, si finse molto sorpreso e rispose: "Posso fare qualcosa per
te?"
"Sono venuto a
ritirare il compenso che mi ha promesso"
"Compenso? Ma, ma
di che cosa stai parlando?, esclamò il sindaco.
"Io non ti ho
promesso proprio niente."
"Aveva dato la
tua parola d’onore! Ha detto che mi avrebbe ricompensato generosamente se
avessi liberato dai topi la città di Hamelin!", rispose il Pifferaio
seccato.
"Non mi ricordo
di averti mai detto questo", disse il sindaco imbroglione scoppiando in una
fragorosa risata.
"Comunque ora
tutti i topi sono morti e non torneranno di certo. Ti ringrazio molto anche a
nome di tutta la città e ti faccio tanti auguri! Ora puoi andare."
"Sta molto
attento", mormorò allora il Pifferaio con un viso minaccioso, "non
prenderti gioco di me perché questa volta potrei suonare una melodia molto
diversa …"
Senza aggiungere altro
se ne andò con uno strano sorriso.
Scese nelle vie di
Hamelin e cominciò ad attraversare la città con passo deciso ed il suo piffero
di legno in mano.
Arrivato nella piazza
in cui aveva suonato la prima volta, si fermò per un momento a pensare, come
per ricordare una melodia e cominciò una canzoncina allegra, un po’ diversa
dalla prima. All’improvviso tutti i bambini, ma proprio tutti, iniziarono a
correre fuori dalle case, incantati dalla sua musica e dalle note magiche.
Seguivano il buffo omino con le scarpe a punta e la piuma sul cappello,
dimenticando i loro giochi e quello che stavano facendo.
Presto un allegro
corteo di centinaia di bambini attraversava la città, proprio come era successo
con i topolini!
La musica infatti
trascinava i piccoli sempre più lontano, attraverso i prati ed i boschi, finchè
giunsero ai piedi di un’immensa montagna.
Il Pifferaio subito
cambiò melodia e magicamente, una porta di pietra cominciò ad aprirsi.
Entrò svelto e tutti
lo seguirono, soltanto uno di loro era rimasto indietro perché era un po’
lento.
"Ehi, Pifferaio!
Bambini! Aspettatemi! Voglio venire anch’io con voi!", gridava, ma la
misteriosa porta di pietra ormai si era chiusa.
In quel momento,
arrivarono di corsa i genitori ed il bambino raccontò ogni cosa.
Restarono fino a sera
ad aspettare, ma nessuno rispondeva e decisero di tornare a casa.
L’unico bambino
rimasto ad Hamelin era davvero triste e si sentiva terribilmente solo senza
nessuno con cui giocare. Il suo unico desiderio era raggiungere gli altri
bambini.
Così una mattina,
senza dir niente a nessuno, si allontanò, ripercorrendo il sentiero che aveva
fatto quel giorno con i suoi amici.
Si era costruito con
un bastoncino di legno un piccolo piffero ed arrivato di fronte alla grande
porta di pietra, cominciò a suonare l’allegra melodia del Pifferaio, che non
aveva mai dimenticato.
Ad un tratto,
dall’altra parte della roccia, un flauto rispose alla sua musica. Il bambino
ricominciò a suonare e le note del piffero magico risposero ancora.
La roccia della
montagna iniziò a tremare come la prima volta e la grande porta lentamente si
aprì. Tutti i bambini di Hamelin uscirono correndo felici sui prati ed
abbracciarono con gioia il bambino che li aveva salvati.
"Il Pifferaio ti
vuole parlare", gli dissero.
Così, il piccolo
bambino entrò senza avere timore nella grande montagna, curioso di scoprire il
segreto della musica magica.
Intanto ad Hamelin il
sindaco se ne stava rinchiuso nel suo palazzo tremando di paura per quello che
aveva combinato …ma ormai era troppo tardi.
Nessuno rideva,
nessuno cantava più, non c’erano le voci dei bambini che giocavano nelle
strade e tutti erano preoccupati per il piccolo che era partito solo e non era
più tornato.
Improvvisamente, da
lontano, sentirono un allegro frastuono! I cittadini di Hamelin si precipitarono
a guardare cosa stava succedendo e videro un corteo di più di trecento bambini
che scendeva attraverso i prati della grande montagna.
Tutti cantavano e
correvano allegramente, preceduti dal piccolo bambino che stringeva tra le mani,
con gli occhi che gli luccicavano dalla felicità, un meraviglioso piffero di
legno. Era proprio il piffero magico che l’uomo con la piuma sul cappello gli
aveva regalato. Non vi dico gli abbracci, i baci, i salti di gioia dei genitori!
Ad Hamelin si fece
festa per tre giorni e tre notti!
I bambini però non
raccontarono mai dove erano stati e che cosa avevano fatto in montagna.
Il sindaco invece imparò a mantenere le promesse!