di
H. C. Andersen
Tanto, tanto tempo
fa, c’erano un bambino chiamato Kai e una bambina chiamata Gerda. Vivevano
porta a porta e si volevano molto bene.
Fra le due case c’era un giardino nel quale i due ragazzi giocavano tutta
l’estate tra i fiori. Il fiore preferito di Gerda era la rosa e lei aveva
perfino inventato una poesia dedicata a Kai:
«Le rose non perdono il profumo mai e amici per sempre saran Gerda e Kai.»
Durante l’inverno, sedevano accanto alla stufa ad ascoltare le storie che la
nonna di Kai narrava sulla perfida Regina delle Nevi:
«Vola nella grandine e ricopre i campi di neve. Paralizza i fiori con la brina
e ghiaccia i fiumi. Il suo cuore è di ghiaccio e vorrebbe che anche quello
degli altri fosse come il suo.»
Una sera, mentre la nonna parlava, il vento fischiava intorno alla casa e una
finestra si spalancò. Una folata di grandine colpì Kai al viso e una scheggia
di ghiaccio gli entrò in un occhio e gli arrivò fino al cuore.
Lì per lì Kai dette un grido di dolore. Ma pochi momenti dopo stava ridendo di
nuovo. E Gerda non ci pensò più.
Il giorno dopo, Kai stava andando a giocare nella piazza del paese con gli altri
ragazzi.
«Posso venire anch’io?» gli chiese Gerda. Ma Kai si rivoltò con uno scatto:
«No davvero. Sei solo una ragazzina stupida.»
Gerda rimase molto ferita da queste parole. Ma come poteva sapere che la
scheggia penetrata nel cuore di Kai glielo aveva reso di ghiaccio?
Uno dei giochi favoriti dai ragazzi era quello di legare gli slittini ai carri
dei contadini e farsi così trascinare sulla neve. Ma quel giorno, sulla piazza,
c’era una grossa slitta bianca, col conducente avvolto in una bianca
pelliccia.
«Questo è meglio del carro dei contadini», pensò Kai e legò il suo slittino
alla parte posteriore della slitta bianca.
La slitta si mosse, sempre più veloce finché Kai cominciò a
spaventarsi.Voleva slegarla, ma non poteva sciogliere il nodo. Correvano sempre
più lontano,oltre i confini del paese, volando nel vento.
«Aiuto! Aiuto!» gridava Kai, ma nessuno lo sentiva. Filarono via per ore, poi
all’improvviso la slitta si fermò e il conducente si alzò in piedi. Era una
donna alta e sottile vestita tutta di neve. Kai la riconobbe subito. Era la
Regina delle Nevi! Mise Kai sulla slitta vicino a lei e lo avviluppò nel suo
mantello. «Tu hai freddo», disse e lo baciò in fronte.
Il suo bacio era come il ghiaccio, ma lui non sentì più freddo.
La guardava e pensava che nessuna al mondo fosse più bella della Regina delle
Nevi.
Infatti era stata proprio lei a mandare il vento che aveva fatto entrare il
ghiacciolo nel cuore di Kai, che ora era un blocco di ghiaccio. Kai aveva già
dimenticato Gerda, la nonna e la sua casa.
Gerda pianse amaramente quando Kai non tornò a casa. Tutti dicevano che era
sicuramente morto, sepolto chissà dove nella neve.
Gerda aspettò tutto l’inverno, ma Kai non tornò. Alla fine, arrivò la
primavera e Gerda ricevette in dono un paio di scarpette rosse. Se le mise e andò
fino al grande fiume.
«Avete visto il mio amico Kai?» chiese alle onde. «Vi darò le mie scarpette
rosse se mi dite dov’è.»
Le onde annuirono
con le loro creste spumeggianti. Essa allora montò su una piccola barca
attraccata fra le canne, e lanciò le scarpe nell’acqua, più lontano che poté.
In quel mentre, la barca si allontanò dalla riva e cominciò a correre lungo il
fiume. Gerda aveva paura, ma non osava saltar giù.
«Forse la barca mi porterà da Kai», pensò.
La barca trascinò Gerda giù lungo il fiume, fino a una casetta dal tetto di
paglia circondata da un giardino di ciliegi.
Una strana vecchia signora, con un gran cappello in testa, uscì dalla casetta e
con il suo lungo bastone ricurvo agganciò la barchetta e la tirò in secco.
«Povera bambina», disse a Gerda.
«Come mai stavi navigando tutta sola per il mondo?»
Gerda raccontò la sua storia alla vecchia signora e le chiese se per caso
avesse visto Kai.
«Ancora non l’ho visto, cara, ma sono sicura che verrà molto presto.» La
portò in casa e le offrì delle ciliege. E mentre Gerda mangiava, la vecchia
signora le pettinava i capelli.
Ora, dovete sapere che in verità la vecchia signora era una maga, che si
sentiva molto sola, e perciò desiderava tenere Gerda con sé. E con il suo
pettine magico aveva cancellato tutti i suoi ricordi, perfino quello di Kai!
I giorni passavano e Gerda giocava nel giardino dei ciliegi.Ma, una mattina di
sole, mentre girellava tra i fiori del giardino, vide un cespuglio pieno di
boccioli di rose. Gerda baciò le rose con trasporto e si ricordò
immediatamente di Kai.
«Sono rimasta qui troppo a lungo!» gridò e la sua voce disturbò una grossa
cornacchia nera che gracchiò:
«Che succede ragazzina?»
«Devo trovare il mio amico Kai. L’hai forse visto?»
«Un ragazzo è passato di qui la settimana scorsa. Ha fatto innamorare di sé
una principessa e ora è principe anche lui. Vivono in un bel palazzo non
lontano da qui.»
«Oh, sarei proprio felice per Kai se fosse diventato un principe», rise Gerda.
«Puoi mostrarmi la strada per raggiungerlo?»
E la cornacchia accompagnò Gerda fino al palazzo. Poi si appollaiò sulla sua
spalla e insieme salirono su una lunga scala buia e arrivarono nella camera del
principe.
Gerda guardò il principe addormentato e scoppiò in lacrime: «Ma non è Kai!
Dovrò continuare a cercarlo e sono così stanca!»
Il suo pianto svegliò il giovane principe e la principessa che si stupirono
moltissimo alla vista di una fanciulla in lacrime ai piedi del loro letto e con
una cornacchia sulla spalla, per di più. Ma ascoltata la sua storia furono
molto comprensivi.
«Ti darò il mio vestito più bello per rallegrarti» disse la principessa.
«E io ti darò il mio cocchio d’oro» disse il principe, «così potrai
viaggiare più velocemente e trovare al più presto il tuo amico.»
Con la carrozza del principe, Gerda si avventurò in una cupa foresta, ma la
vettura dorata riluceva troppo fra gli alberi e dei banditi la videro.
«È oro, oro!» gridavano, e al primo crocicchio la circondarono.
Tirarono giù Gerda dalla carrozza e la portarono nel loro covo. Sulla soglia
c’era una bambina dagli occhi neri che era la figlia del capo dei banditi.
Quando si resero conto che Gerda non era una ricca principessa e che non c’era
niente da rubarle, decisero di ucciderla.
«Oh no, non lo
fate!» gridò la figlia del bandito. «Giocherà con me e io potrò indossare i
suoi bei vestiti!»
Il capo dei banditi si accigliò. «Va bene, ma la terrò sotto chiave perché
non scappi e non denunci il nostro nascondiglio.»
Quella sera Gerda raccontò alla sua nuova amica la storia di Kai. Mentre
parlava, le colombe che stavano appollaiate sulle travi e una vecchia renna,
sentirono tutto.
Dopo un po’ una delle colombe disse: «Cuu, cuu, noi abbiamo visto il piccolo
Kai. Era sulla slitta della Regina delle Nevi e andava verso la Lapponia.»
«È vero», disse la renna. «Io ci sono nata in Lapponia, dove tutto scintilla
di neve e di ghiaccio e la Regina ha il suo palazzo estivo.»
«Devo andarci subito!» esclamò Gerda. «Ora capisco perché Kai è stato così
duro quel giorno. Il suo cuore era già di ghiaccio.»
I ladroni dormivano; la figlia del capo scivolò furtivamente vicino al padre
che russava e gli rubò la chiave della porta.
«Porta Gerda in Lapponia» disse alla renna «E aiutala a ritrovare Kai.»
La renna era felicissima di tornare a casa sua e corse via per brughiere e
paludi. Viaggiarono per diversi giorni e infine arrivarono nella gelida
Lapponia.Faceva un freddo terribile e dappertutto c’era ghiaccio e neve.
«Guarda laggiù!» gridò Gerda. In lontananza, il palazzo estivo della Regina
delle Nevi scintillava come una montagna di diamanti.
Intanto, nel Palazzo, la Regina aveva fatto di Kai il suo schiavo. Era una donna
fredda e dispettosa e lo costringeva a lucidare continuamente i grandi pavimenti
gelati.
Kai avrebbe pianto, se il suo cuore non fosse stato di ghiaccio. Poi un giorno
la Regina delle Nevi dette a Kai dei ghiaccioli e gli disse:
«Se con questi riesci a formare la parola ETERNITÀ, può anche darsi che ti
lasci libero.» Poi volò via. Kai venne lasciato solo con i ghiaccioli. Le sue
mani erano livide dal gelo ma lui non sentiva freddo. Stava ancora tentando di
formare la parola ETERNITÀ quando Gerda trovò la strada che conduceva al
palazzo e alla grande sala ghiacciata.
«Kai» gridò. «Finalmente ti ho trovato!» E gli gettò le braccia al collo.
Ma Kai rimase impassibile.
«Chi sei? Che ci fai qui? Vattene e non mi toccare.»
Gerda non gli diede retta. Malgrado gli sguardi ostili continuò a stringerlo a
sé e pianse lacrime di gioia. E mentre piangeva, le sue lacrime calde caddero
negli occhi di Kai... e sciolsero il ghiaccio del suo cuore.
Kai si ricordò subito di lei. «Gerda! Sei tu!» e finalmente rideva.
Si abbracciarono e si baciarono e danzarono di gioia. Anche i pezzettini di
ghiaccio danzavano e composero da soli la parola ETERNITÀ sul pavimento.
«Ora sono libero!» gridò Kai. «La Regina delle Nevi non ha più potere su di
me. Il mio cuore è di nuovo mio!»
Gerda guidò Kai dove la renna stava aspettando. Sulla sua groppa fecero il
viaggio di ritorno e quando arrivarono a casa era di nuovo estate.
E le rose del giardino erano in piena fioritura.