di H. C. Andersen
L'estate era iniziata;
i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la
campagna. In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un
laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova. Siccome riceveva
pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di
vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l'altro, i
gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.
- Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi nati, il mondo è grande ed è bello
vivere!
- Il mondo non finisce qui, li ammonì mamma anatra, si estende ben oltre il
laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai andata. Ci siete
tutti? - Domandò.
Mentre si avvicinava, notò che l'uovo più grande non si era ancora schiuso e
se ne meravigliò. Si mise allora a covarlo nuovamente con aria contrariata.
- Buongiorno! Come va? - Le domandò una vecchia anatra un po' curiosa che era
venuta in quel momento a farle visita.
- Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri
piccoli, non trovi che siano meravigliosi?
- Mostrami un po' quest'uovo. - Disse la vecchia anatra per tutta risposta. -
Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche io, tempo fa,
Questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà
un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua. Quest'uovo è
certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare
agli altri anatroccoli!
- Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un
po'. - Rispose l'anatra ben decisa.
- Tu sei la più testarda che io conosca! - Borbottò allora la vecchia anatra
allontanandosi.
Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande anatroccolo
brutto e tutto grigio.
- Sarà un tacchino! - Si preoccupò l'anatra. - Bah! Lo saprò domani!
Il giorno seguente, infatti, l'anatra portò la sua piccola famiglia ad un
vicino ruscello e saltò nell'acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti,
compreso quello brutto e grigio.
- Mi sento già più sollevata, - sospirò l'anatra, - almeno non è un
tacchino! Ora, venite piccini, vi presenterò ai vostri cugini.
La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli
salutarono le altre anatre.
- Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già numerosi!… e questo
anatroccolo grigio non lo vogliamo! - Disse una grossa anatra, morsicando il
poverino sul collo.
- Non fategli male! - Gridò la mamma anatra furiosa
- E' così grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! - Aggiunse la
grossa anitra con tono beffardo.
- E' un vero peccato che sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili,
- rincarò la vecchia anitra che era andata a vedere la covata.
- non sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo , cambi; e poi ha un
buon carattere e nuota meglio dei suoi fratelli, - assicurò mamma anatra, -
la bellezza, per un maschio, non ha importanza, - concluse, e lo accarezzò
con il becco - andate, piccoli miei, divertitevi e nuotate bene!
Tuttavia, l'anatroccolo, da quel giorno fu schernito da tutti gli animali del
cortile: le galline e le anatre lo urtavano, mentre il tacchino, gonfiando le
sue piume, lo impauriva. Nei giorni che seguirono, le cose si aggravarono: il
fattore lo prese a calci e i suoi fratelli non perdevano occasione per
deriderlo e maltrattarlo.
Il piccolo anatroccolo era molto infelice. Un giorno, stanco della situazione,
scappò da sotto la siepe. Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono nei
cespugli. "sono così brutto che faccio paura!" pensò
l'anatroccolo. Continuò il suo cammino e si rifugiò, esausto, in una palude
abitata da anatre selvatiche che accettarono di lasciargli un posticino fra le
canne. Verso sera, arrivarono due oche selvatiche che maltrattarono il povero
anatroccolo già così sfortunato. Improvvisamente, risuonarono alcuni
spari… le due oche caddero morte nell'acqua! I cacciatori, posti intorno
alla palude, continuarono a sparare. Poi i lori cani solcarono i giunchi e le
canne. Al calar della notte, il rumore cessò. Il brutto anatroccolo ne
approfittò per scappare il più velocemente possibile. Attraversò campi e
prati, mentre infuriava una violenta tempesta. Dopo qualche ora di marcia,
arrivò ad una catapecchia la cui porta era socchiusa. L'anatroccolo si infilò
dentro: era la dimora di una vecchia donna che viveva con un gatto ed una
gallina. Alla vista dell'anatroccolo, il micio cominciò a miagolare e la
gallina cominciò a chiocciare, tanto che la vecchietta, che aveva la vista
scarsa, esclamò:
- Oh, una magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche le uova… purché non
sia un' anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo un po'!
La vecchia attese tre lunghe settimane… ma le uova non arrivarono e cominciò
a domandarsi se fosse davvero un'anatra! Un giorno, il micio e la gallina, che
dettavano legge nella stamberga, interrogarono l'anatroccolo:
- Sai deporre le uova? - domandò la gallina;
- No… - rispose l'anatroccolo un po' stupito.
- Sai fare la ruota? - domandò il gatto;
- No, non ho mai imparato a farla! - rispose l'anatroccolo sempre più
meravigliato.
- Allora vai a sederti in un angolo e non muoverti più! - gli intimarono i
due animali con cattiveria.
Improvvisamente, un raggio di sole e un alito di brezza entrarono dalla porta.
L'anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e scappò lontano da
quegli animali stupiti e cattivi. L'autunno era alle porte, le foglie
diventarono rosse poi caddero. Una sera, l'anatroccolo vide alcuni bellissimi
uccelli bianco dal lungo collo che volavano verso i paesi caldi. Li guardò a
lungo girando come una trottola nell'acqua del ruscello per vederli meglio:
erano cigni! Come li invidiava! L'inverno arrivò freddo e pungente;
l'anatroccolo faceva ogni giorno un po' di esercizi nel ruscello per
riscaldarsi. Una sera dovette agitare molto forte le sue piccole zampe perché
l'acqua intorno a lui non gelasse: ma il ghiaccio lo accerchiava di minuto in
minuto… finché, esausto e ghiacciato, svenne. Il giorno seguente, un
contadino lo trovò quasi senza vita; ruppe il ghiaccio che lo circondava e lo
portò ai suoi ragazzi che lo circondarono per giocare con lui. Ahimè, il
poveretto ebbe una gran paura e si gettò prima dentro un bidone di latte e
poi una cassa della farina. Finalmente riuscì ad uscire e prese il volo
inseguito dalla moglie del contadino. Ancora una volta il brutto anatroccolo
scappò ben lontano per rifugiarsi, esausto, in un buco nella neve. L'inverno
fu lungo e le sue sofferenze molto grandi… ma un giorno le allodole
cominciarono a cantare e il sole riscaldò la terra: la primavera era
finalmente arrivata! L'anatroccolo si accorse che le sue ali battevano con
molto più vigore e che erano anche molto robuste per trasportarlo sempre più
lontano. Partì dunque per cercare nuovi luoghi e si posò in un prato
fiorito. Un salice maestoso bagnava i suoi rami nell'acqua di uno stagno dove
tre cigni facevano evoluzioni graziose. Conosceva bene quei meravigliosi
uccelli! L'anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando:
- Ammazzatemi, non sono degno di voi!
Improvvisamente si accorse del suo riflesso sull'acqua: che sorpresa! Che
felicità! Non osava crederci: non era più un anatroccolo grigio… era
diventato un cigno: come loro!! I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono
con il becco dandogli così il benvenuto, mentre alcuni ragazzi attorno allo
stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua eleganza. Mise la
testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tana fortuna: lui
che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e
ammirato.